Voglio scrivere alcune righe per spiegare meglio da dove sono partita nel mio interessarmi di metafore, ho riflettuto molto su questo termine ragionandoci anche attraverso la storia e da qui vorrei partire per parlare di metafore.
I racconti e gli aneddoti sono da tempo impiegati per trasmettere messaggi specifici.
Uno dei più antichi racconti trasmessi attraverso la scrittura è “Il libro di Giobbe” che troviamo nella Bibbia. Compare sia nelle scritture cristiane sia in quelle ebraiche e probabilmente risale a circa duemilacinquecento anni fa.
Questo libro parla di Dio, del diavolo e di Giobbe, un uomo giusto e timorato di Dio. Il diavolo sfida Dio a permettergli di tentare Giobbe al peccato, nella speranza di spingere Giobbe ad abbandonare la sua fiducia in Dio. Dio accetta la sfida ma a condizione che il diavolo risparmi la vita a Giobbe. A quel punto Giobbe subisce una serie di sventure personali: passa da una condizione di grande ricchezza ad una di estrema povertà, perdendo oltre che i beni materiali anche la sua famiglia e la salute. Discutendo con tre amici Giobbe si chiede se deve abbandonare la fede in Dio che ha permesso che tutto questo succedesse. Si domanda cosa deve fare.
Per molte persone l’importanza di questo libro risiede nel suo significato in ciò che questo racconto evoca e cioè che Dio è l’istanza ultima, che alla fine prevale,chi crede in lui non sarà tentato al di là dei limiti che può sopportare, la fede in Dio viene sempre ricompensata.
Nel Vangelo le parabole e i racconti sono così efficaci da essere sopravvissuti per più di duemila anni. Personaggi di questi racconti, come il buon samaritano o il figliuol prodigo, sono divenuti parte del nostro vocabolario quotidiano.
Anche la mitologia greca così come altre mitologie abbonda di racconti ricchi di significati simbolici; un buon esempio è il racconto di Dedalo e Icaro:
L’ateniese Dedalo era un abilissimo artigiano. Era architetto, scultore, costruttore di navi, falegname. Tra le sue imprese architettoniche Dedalo aveva costruito per il re di Creta, Minosse, un labirinto (…) Minosse vi fece rinchiudere Dedalo e il figlio Icaro affinché con lui morisse anche il segreto del labirinto. Minosse sapeva che se Dedalo fosse riuscito ad uscire dal labirinto non avrebbe potuto fuggire dall’isola perché tutte le navi erano controllate(…)
Dedalo concluse che l’unica via di fuga potesse essere il cielo. Cominciò a studiare gli uccelli e il loro volo e poi inizio a costruire quattro grandi ali. Giorno dopo giorno Dedalo e l’impaziente Icaro si allenarono a volare. Dedalo era un uomo cauto e intelligente e non voleva imbarcarsi in un volo in mare fino a quando entrambi non si fossero impratichiti nel volare (…)
Alla fine i due uomini impararono a volare e allora Dedalo istruì il figlio. “ Devi mantenerti a mezza altezza, non volare troppo in alto perché il sole può bruciarti le penne o sciogliere la cera delle ali. E non volare troppo in basso perché l’umidità del mare ti impregnerà le ali e le renderà troppo pesanti (…) Dedalo e Icaro si levarono in volo. Dapprima Icaro seguì da vicino il padre, ma via via che acquistava fiducia cominciò a volare sempre più in alto (…) Via via che Icaro si avvinava al sole, i caldi raggi fecero squagliare la cera che univa le penne alle ali e iniziò a precipitare (…) Icaro chiese aiuto al padre, ma non c’era nulla che questi potesse fare se non assistere alla morte del figlio.
Questo è certamente un bell’esempio di come le storie, i racconti possano essere utilizzati in senso simbolico per spiegare altro.