Spesso mi trovo ad affrontare la dipendenza da sostanze, che ormai può definirsi un sintomo molto comune. Nella mia esperienza clinica ho notato che molte persone che abusano di sostanze sono convinte di poterne controllare l’uso e, talvolta, addirittura l’abuso. Questo accade fino al giorno in cui si rendono conto che quando si instaura questo tipo di dipendenza il bisogno di assumere la sostanza diventa incoercibile e compulsivo, in quanto necessario a mantenere un equilibrio fisiologico e ad evitare i sintomi dell’astinenza e, sopratutto, perché questo aspetto è divenuto parte integrante dell’identità del soggetto in questione.
La prima cosa importante, a mio avviso, da fare di fronte a questo tipo di comportamento è chiedere alla persona che viene in consulenza se il fatto di assumere sostanza è percepito come un “problema”, successivamente interrogarsi per comprendere meglio i significati che esso attribuisce all’uso.
Questi saranno significati personali che generano una realtà soggettiva nella quale la persona si riconosce e si identifica. Per aiutare il paziente si lavorerà nel ri-significare le sue esperienze, senza alcun giudizio morale o di valore.
Di nuovo, insieme cercheremo di creare alternative possibili, per favorire nella persona la costruzione di altri “sé possibili”. (Bruner, 1991)