In questo articolo vorrei analizzare un effetto che si manifesta senza cause apparenti e provoca forte senso di frustrazione ed ansia. Si tratta del cosiddetto “effetto trigger”.
Si tratta di una manifestazione dello stato d’animo che nasce inaspettatamente, in realtà legata a traumi profondi, accaduti anche molto tempo prima dello scatenarsi della reazione e pertanto difficile da codificare. Gli accadimenti dolorosi hanno un forte impatto nella nostra vita e possono lasciare un segno che riemerge come una cicatrice anche a distanza di molto tempo e senza apparenti connessioni alle circostanze.
IL TRAUMA PSICOLOGICO
Traumi tipici sono l’abuso, la violenza sessuale, la violenza domestica, il lutto, il bullismo, la malattia, la violenza verbale, fisica o la sua minaccia, gli incidenti. Il trauma è un accadimento che non può essere integrato nel sistema psichico della persona, un danno permanente che lascia un segno profondo e cambia le modalità in cui la persona affronta la quotidianità e si relaziona al mondo.
La parola greca “trauma” significa “ferita”: il trauma segna dunque una lacerazione, uno squarcio netto tra un “prima” e un “dopo” l’evento. Un momento di passaggio che determina un nuovo paradigma di relazione e che crea un nuovo modo di affrontare la vita, una ferita profonda che destabilizza il senso di sicurezza che il soggetto aveva costruito fino a quel momento.
È importante sottolineare come uno stesso accadimento possa rappresentare un trauma profondo oppure un atto superabile. Ognuno di noi reagisce a suo modo alle diverse circostanze che le vita ci pone dinnanzi e anche i traumi vengono affrontati e metabolizzati in modo del tutto personale. Fortunatamente non siamo completamente indifesi al trauma e spesso i sistemi di difesa dei nostri schemi psichici ci permettono di rielaborare il vissuto doloroso, ma a volte, proprio in virtù della gravità del trauma, la nostra mente non riesce ad elaborare quanto accaduto.
Dato che dopo il trauma si può rivivere mentalmente l’accaduto, la nostra mente cerca di rimuoverlo, di “dimenticare” con il tentativo di superare il dolore anziché affrontarlo. Accade a volte che utilizzi come meccanismo di difesa la dissociazione; allontanarsi dall’emozione dolorosa significa annullare tutte le emozioni, anche quelle negative. Si arriva purtroppo anche alla desensibilizzazione emotiva, che porta la persona ad apparire emotivamente svuotata, preoccupata, distante, o fredda. In realtà sta mettendo soltanto in atto un tentativo di spegnere le emozioni negative legate a un trascorso doloroso.
EFFETTO TRIGGER, COS’E’?
Ma torniamo all’argomento del nostro approfondimento, ovvero il cosiddetto “effetto trigger”. In cosa consiste, come si manifesta?
La parola trigger deriva dall’inglese e significa grilletto, il congegno di scatto delle armi da fuoco che permette l’esplosione del colpo.
L’effetto trigger richiama quindi ad un detonatore, un innesco che scatena una reazione forte e inaspettata. È un evento che scatena l’associazione di ricordi facendo rivivere il trauma a livello fisico e psichico, un “promemoria” che può portare ad ansia, attacchi di panico e altre emozioni associate. Il classico esempio a tal proposito è l’attacco di panico, un evento angosciante e coinvolgente che prende “a sorpresa” il soggetto, con una tale forza da paralizzarlo, se pur momentaneamente.
Il detonatore dell’attacco di panico può essere una connessione (del tutto inconsapevole per il soggetto) con il trauma vissuto. Un odore, un rumore, un gesto apparentemente senza significato può far scattare nella memoria il trauma precedentemente vissuto, portando con sé il peso di paura, dolore e angoscia che abbiamo provato. La reazione quindi sarà senso di disorientamento, a volte e parlando dell’effetto trigger si fa riferimento al tilt, all’andare nel pallone, perdere la connessione con la realtà e i punti di riferimenti circostanti. Si ottiene quindi una reazione completamente sproporzionata, come ad esempio lo stato d’ansia, che non è giustificato da motivazioni reali, ma percepito fisicamente e psicologicamente come particolarmente duro da chi ne soffre.
Una condizione non facile da identificare e ancor meno facile da gestire senza un supporto adeguato
COSA FARE?
Per fronteggiare l’evento traumatico è necessario un sostegno psicologico e laddove subentri una psicopatologia, bisogna intervenire con una terapia adeguata per elaborare l’accaduto in modo corretto.
L’unica via per superare davvero il dolore anziché soffocare il nostro urlo interiore è guardare in faccia l’accaduto, affrontare l’inevitabile sofferenza, e dare il tempo allo squarcio di rimarginarsi.
Il passato non si può cambiare, l’evento che ha portato con sé tanto dolore non può essere cancellato. Ma è possibile fare in modo che non continui a ripresentarsi, non premettendoci di vivere il presente e affrontare serenamente il futuro. Il processo di rielaborazione può richiedere un precorso lungo e sicuramente non facile, ma necessario per ritrovare le emozioni positive e la fiducia in sé stessi.