La cronaca delle ultime settimane ci mostra quanto l’essere donna, l’essere stata “compagna, moglie, amante” di qualcuno possa diventare pericoloso.
Sentiamo notizie ogni giorno di donne che vengono uccise per mano di persone che un tempo le avevano amate.
Lo chiamano femminicidio!
Con questo termine si intendono quelle violenze, compiute da uomini, ai danni delle donne in quanto tali, colpevoli appunto di essere Donne!
Il termine è stato coniato dalla criminologa Diana Russell nel 1992 e successivamente, nel 1993 dall’antropologa messicana Marcela Lagarde che spiega il femminicidio in questo modo: ” La forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine – maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria o anche istituzionale – che comportano l’impunità delle condotte poste in essere tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute all’insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e alla esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia “.
Per trovare una forma di spiegazione a questo fenomeno dovremmo probabilmente entrare in ognuna di queste relazioni, in ognuna di queste persone per compendere che cosa le spinge a credere che l’altro sia loro di diritto e che dell’altro possiamo disporre a nostro piacimento.
Allo stesso modo dovremmo interrogarci su come la donna diviene la vittima, comprendere i pensieri che la portano o l’hanno portata ad essere totalmente in balia dell’altro.
Non che questo tipo di comprensione cancelli la drammaticità di questi eventi, che sono orribili e che vanno puniti!
Ma, da psicologa e psicoterapeuta, non posso non interrogarmi su cosa porta le persone a impersonare questi ruoli e sui significati profondi che questi, assumono per le persone che li vivono. E non posso smettere di pensare a tutte le donne che, in questo momento, vivono in un clima di violenza, paura e sofferenza.
Vorrei che tutti noi aprissimo gli occhi su un fenomeno dilagante e che ci interrogassimo su quanto possiamo fare per fermare un modo di essere e di vivere che pone la donna costantemente in pericolo.